giovedì 12 maggio 2016

CAMPI FLEGREI: no allarmismo, ma monitoraggio continuo

I Campi Flegrei sono una vasta area situata a nord-ovest della città di Napoli e dell'omonimo golfo (golfo di Pozzuoli), nota sin dall'antichità per la sua vivace attività vulcanica. Geologicamente l'area è una grande caldera in stato di quiescenza con un diametro di 12–15 km nella parte principale, dove si trovano numerosi crateri e piccoli edifici vulcanici (almeno ventiquattro), alcuni dei quali presentano manifestazioni gassose effusive (area della Solfatara) o idrotermali (ad Agnano, Pozzuoli, Lucrino), nonché causa del fenomeno del bradisismo (molto riconoscibile per la sua entità nel passato nel cosiddetto tempio di Serapide a Pozzuoli). In tutta la zona sono visibili importanti depositi di origine vulcanica come il Tufo Grigio Campano (o Ignimbrite Campana) o il Tufo Giallo. Nella zona sono presenti dei laghi di origine vulcanica (Lago d'Averno) e laghi originatisi per sbarramento (Lago Fusaro, Lago di Lucrino e Lago Miseno). Nel 2003, in attuazione della Legge Regionale della Campania n. 33 del 1.9.1993, è stato istituito il Parco regionale dei Campi Flegrei. I Campi Flegrei costituiscono un'area ad alto rischio e sono monitorati dall'Osservatorio Vesuviano sia con campagne periodiche sia con monitoraggi continui. Per approfondimenti https://it.wikipedia.org/wiki/Campi_Flegrei e http://www.ov.ingv.it/ov/it/campi-flegrei/storia-eruttiva.html
Non serve fare allarmismo, però non si deve neppure tanto sottovalutare il fatto che la caldera dei Campi Flegrei si è alzata di 8 cm da marzo 2015, e addirittura di 15 cm dal gennaio 2014: segno probabile della presenza di un lago di magma al di sotto di tale caldera (alla profondità di circa 3.000 metri) che sta spingendo per salire. Ricordo che l'area dei Campi Flegrei (abitata da oltre un milione di persone) ha le peggiori caratteristiche vulcaniche che possano esistere, tanto da farne uno dei tre più pericolosi supervulcani del pianeta, assieme a quello dello Yellowstone negli Stati Uniti e a quello del Lago Toba in Indonesia. Serve pertanto un monitoraggio serio e costante, senza dimenticare la prevenzione: per poter garantire un monitoraggio continuo servono più strumenti, più tecnologia e più personale (ad oggi sono considerate insufficienti le 120 persone che operano all'Osservatorio vesuviano http://www.ov.ingv.it/ov/). Chiediamo quindi maggiori sforzi da parte delle Istituzioni.

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