mercoledì 13 novembre 2013

I gioielli di Tutankhamon? Sono arrivati dallo spazio

La notizia curiosa la apprendo da un articoletto di Alex Saragosa pubblicato sull'inserto “Il Venerdì” del quotidiano la Repubblica dell'8 novembre 2013. Facciamo un passo indietro. Stiamo parlando di Tutankhamon, quindi della storia degli antichi Egizi. Ma chi era? Tutankhamon (Amarna, 1341 a.C. – Menfi, 1323 a.C.) è stato un faraone della XVIII dinastia egizia. Noto come il faraone bambino, è stato un sovrano egiziano, il dodicesimo della XVIII dinastia egizia, durante il periodo della storia dell'antico Egitto chiamato Nuovo Regno. La sua fama è legata alla scoperta della sua tomba, la KV62 della Valle dei Re, praticamente inviolata, avvenuta nel novembre 1922 ad opera della spedizione diretta da Howard Carter e sovvenzionata da George Herbert, V conte di Carnarvon. Fu protagonista di una controriforma che cancellò ogni traccia del suocero. Portò la capitale a Tebe e ridiede i privilegi ai sacerdoti. Morì che non aveva ancora 20 anni e la vedova, che era poco più che una bambina, scrisse una lettera al re degli ittiti chiedendogli uno dei suoi figli come sposo. Questo non accadde e così si dovette accontentare di un marito scelto dai sacerdoti di Tebe. La memoria di Tutankhamon, protagonista non troppo importante, è legata soprattutto alla sua tomba, che era la più ricca e la meno saccheggiata. All'interno si trovavano letti, sarcofagi, troni, statue divine umane e animali, gioielli, scettri e armi. Fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Tutankhamon. Per approfondimenti http://www.tutankhamon.it/ e http://it.wikipedia.org/wiki/Tomba_di_Tutankhamon
È proprio dei gioielli del faraone che parla l'articolo succitato, e in particolare della loro provenienza. Gli antichi artigiani egizi per creare i gioielli utilizzarono per millenni un vetro giallo-verde che trovavano in abbondanza nel Sahara: tali frammenti di vetro siliceo furono provocati da una fusione della sabbia ad una temperatura di 2.000°C. Ma come è stata possibile tale fusione, se nell'area del deserto egiziano non ci sono né resti di vulcani né crateri meteorici? Ora si è arrivati alla soluzione del quesito, grazie ad un gruppo di ricercatori sudafricani diretti da Jan Kramers, geologo dell'Università di Johannesburg, i quali analizzando sassi contenenti micro-diamanti trovati tra i resti di vetro nel Sahara egiziano hanno scoperto che 28 milioni di anni fa (!) il nucleo di una cometa (fatto di ghiaccio, polvere e composti di carbonio) entrò nell'atmosfera terrestre ad una velocità di decine di Km al secondo, esplodendo sopra il deserto sahariano fondendone la sabbia su una superficie di migliaia di chilometri quadrati: la temperatura elevatissima (come detto di 2.000°C) e la pressione pazzesca dello scoppio dissolsero il ghiaccio trasformando il resto in ciottoli e micro-diamanti. 
Frammenti che poi permisero appunto all'ingegno egizio di trasformarli in gioielli incredibili, che possiamo ammirare ancora oggi, come una bellissima spilla a forma di scarabeo della mummia del faraone Tutankhamon conservata al Museo Egizio de Il Cairo, ma molti gioielli si possono osservare nei vari Musei Egizi sparsi per il pianeta.

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